Tra Verdone e Soave

11 Maggio 2024

Sono due tra i prodotti più identificativi dell’Est veronese ed entrambi saranno celebrati nel mese di maggio: alla scoperta del pisello Verdone nano di Colognola ai Colli e del vino bianco Soave Doc e Docg, i cui vigneti ricoprono le colline del territorio. Un modo affascinante e gustoso per scoprire un angolo di Veneto ricco di cultura, storia ed eccellenze enogastronomiche.

Tra Verdone e Soave: è questo il ‘titolo’ del maggio veronese. Mentre, infatti, dal 17 al 20 e dal 24 al 27 a Colognola ai Colli si svolgerà la sessantaseiesima Sagra dei Bisi, dal 19 al 21 maggio, a Soave, si terrà l’ormai storica Festa Medievale e del Vino Soave. Entrambi gli eventi rappresentano due importanti appuntamenti della primavera veronese, all’interno dei quali la promozione del territorio e dei suoi prodotti più rappresentativi si mescola con la storia e la cultura locali.

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Tra Verdone e Soave: il pisello Verdone nano

La coltivazione dei piselli sulle terrazze delle colline Colognolesi, inprovincia di Verona, si è affermata nel secondo dopo guerra da quando, venuto meno l’allevamento del baco da seta, non più remunerativo, gli agricoltori scoprirono questa coltura che s’impose ben presto sui mercati, rappresentando una buona fonte di reddito.

Dopo la distruzione del territorio avvenuta a causa della Seconda guerra mondiale, i paesani di Colognola ai Colli si impegnarono per ricostruire un tessuto produttivo e commerciale distrutto dai conflitti. Il mondo agricolo si rinnovò anch’esso con volontà di progresso e qualità. È proprio in questi anni che nasce il Pisello di Colognola, fiore all’occhiello delle produzioni agricola, e la coltivazione di tale legume iniziava ad occupare una superficie di non trascurabili dimensioni, ciò dovuto al successo del prodotto al mercato diverso da quello dal successo dell’uva e dalle ciliegie, anch’essi prodotti diffusi in questa zona.

Tra tutte le varietà, quella scelta e prediletta dagli acquirenti e produttori per la sua precocità di maturazione, sapidità, dolcezza, conservabilità e dimensione del seme fu il “Piccolo provenziale” di origine inglese.

Negli anni 1950-51 la sua fama sul mercato fu talmente elevata che venne istituito il mercato del pisello, fondato da Agostino Ferro. Sull’onda dell’entusiasmo venne creata anche una festa in grado di attirare, all’insegna del divertimento e dello spiccato senso festaiolo del popolo contadino, il maggior numero di persone. Nasceva così, nel 1957, la prima Sagra dei bisi, dove il nostro protagonista verrà battezzato “Verdone” e negli anni settanta “Verdone nano”.

Tra Verdone e Soave: il vino Soave DOC e DOCG

La zona di produzione del Soave è situata nella parte orientale dell’arco collinare della provincia di Verona. Essa comprende in tutto o in parte i territori dei comuni di Soave, Monteforte d’Alpone, San Martino Buon Albergo, Lavagno, Mezzane di Sotto, Caldiero, Colognola ai Colli, Illasi, Cazzano di Tramigna, Roncà, Montecchia di Crosara, San Giovanni Ilarione e San Bonifacio.
Con il riconoscimento della DOCG al Recioto di Soave e con le nuove delimitazioni per il Soave superiore DOCG, l’area di produzione si divide sostanzialmente in tre sottozone quasi equivalenti per dimensione e per consistenza viticola.

La zona più antica, detta anche zona storica, delimitata per la prima volta nel 1931 e coincidente con il Soave classico, si trova sui rilievi collinari dei comuni di Monteforte d’Alpone e Soave e ha una superficie vitata di 1.700 ettari. La seconda zona, praticamente tutta collinare, va da San Martino Buon Albergo a Roncà interessando i rilievi della Val di Mezzane, Val d’Illasi, Val Tramigna e Val d’Alpone e costituisce la sottozona Colli Scaligeri, che comprende 2.400 ettari. La terza zona del Soave DOC è situata nelle aree più o meno pianeggianti delle vallate già citate su una superficie di circa 2.400 ettari.

L’orografia si presenta assai diversificata, con zone pianeggianti (pianura di Soave e di Monteforte) ed altre collinari dalle altitudini e dai versanti molto variabili; altrettanto dicasi per l’origine e lo stato attuale dei suoli, nei quali si riconoscono terreni calcarei, basaltici, detriti di falda e terreni depositati dalle alluvioni dei corsi d’acqua.

L’origine del suolo è prevalentemente vulcanica, e questo lo differenzia dalle altre aree storiche del Bardolino e della Valpolicella. Il clima è mite e temperato con precipitazioni comprese tra i 700 e i 900 mm all’anno concentrate prevalentemente in primavera e in autunno.

Il vigneto del Soave si sviluppa nelle seguenti aree:

Val d’Illasi e Mezzane: il terreno è costituito prevalentemente da sedimenti alluvionali calcarei a tessitura limosa, sabbiosa e ghiaiosa. La superficie media dell’unità vitata è quindi sensibilmente più alta rispetto alle altre zone, raggiungendo agevolmente i 9.100 metri quadrati (3 campi veronesi). La quota di vigneto è tra i 2.000 e i 2.500 ceppi per ettaro. In questa area, dove l’altitudine media sopra il livello del mare è superiore delle altre zone, la gelata del 1985 non ha avuto ripercussioni particolari.

Collina di Colognola: i terreni di questa area collinare, caratterizzati da modesta pendenza, hanno origine diversa. Più evidente la componente basaltica/calcarea nei versanti che guardano ad ovest, quasi esclusivamente calcarea per quelli che guardano ad est. Si parte da un’altitudine di 40/50 metri per arrivare ai 250 sul livello del mare.

Val Tramigna: è una pianura il cui substrato è ben caratterizzato da depositi alluvionali di origine calcarea. La tessitura è limosa e sabbiosa. Anche qui la superficie media dell’unità vitata omogenea non è eccessiva: raggiunge 5.900 metri quadrati (circa 2 campi veronesi). In questa area la densità di ceppi per ettaro è più uniforme che nelle 5 categorie identificate.

Collina del Soave Classico: quest’area è sostanzialmente diversa dalle altre per terreno, pendenze ed esposizioni. Il suolo ha un colore scuro, originato da zone basaltiche più evidenti nel versante ad est. Le unità vitate risultano particolarmente frazionate, con una media che supera di poco i 3.000 metri quadrati (un campo veronese). L’età media dei vigneti è sensibilmente più alta.

Val d’Alpone: si tratta di una zona molto vasta caratterizzata da suoli originati da sedimenti alluvionali non calcarei (le colline sono costituite da rocce vulcaniche). La tessitura è limosa argillosa. In quest’area è consistente il numero dei vigneti di età compresa tra i 10 e i 19 anni, a causa dei reimpianti operati successivamente alle gelate del 1985. La superficie media di un singolo vigneto qui non raggiunge il mezzo ettaro.

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Foto tratta da castellodisoave.it

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